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.:[sunday driver]:.onde concentriche di idee che si propagano con impulsi elettrici...discussioni a distanza...guidando piano per godersi il paesaggio...lasciando che da dietro suonino i clacson 18 maggio 2006Aperitivo con proleFigliano. Amici, conoscenti, amici di amici, conoscenti di amici si moltiplicano. Che poi in una tranquilla cittadina di provincia sono tutte facce conosciute, e superata quella giovanilistica idiosincrasia nei confronti di esseri uman(oid)i così piccoli ti fermi anche a scambiare quattro convenevoli, tre congratulazioni, due carezze al bimbo/a, una battuta coi genitori. Del resto, superati i trenta è più normale avere un figlio che non averlo – sostengono i più. Sabato sera. Piazzetta – punto di ritrovo per aperitivi e bevute, luogo libero da fighetti ma un po’, come si sarebbe detto una volta, radical chic. Voglia di bere un bicchiere di vino, azzuffarsi per due pezzetti di formaggio (che qui la cultura dell’aperitivo ha preso una piega del tutto particolare rispetto a altre parti d’Italia). Ma già arrivare al locale è problematico: quattro papà vigilano, nei pressi dell’ingresso, altrettanti passeggini ipertecnologici, e con la stessa nonchalance con la quale qualche anno prima ragionavano di marmitte&carburatori ora discorrono di ruote, sospensioni e barre antintrusione. Ma non della loro nuova, fiammante Grande Punto: del veicolo adibito al trasporto del pupo. Che costa più della grande punto. Babbo 1: “Hai visto? C’ha le ruote piene, così non fori nemmeno sui sentieri di montagna, e la ruota davanti ha un ammortizzatore da motocross” Babbo 2: “Ganzo. La mia c’ha le ruote lenticolari in polimeri di carbonio, così se il bimbo si sente male posso battere il record dell’ora nel tragitto casa – pediatra” Babbo 3: “ Il mio invece è fatto tipo i canottini di salvataggio degli aerei, così se mi casca in Arno si gonfia e un segnale GPS avverte i soccorsi che lo possono localizzare con l’elicottero” …eccetera… Due mamme al tavolino bevono beveroni multivitamici e sgranocchiano patatine, mentre una si tira fuori una puppa e comincia a allattare fra cani che girano senza museruola, gente già alticcia al terzo bicchiere che chiede “Oh bella, me ne dai un po’ anc’ammè?”. I babbi non si spostano dall’ingresso, riesco ad aggirarli e entrare nel locale. Ma la barista non può giammai farmi tre Pinot Grigi, perché deve scaldare i biberon delle sue amiche mamme che a quest’ora devono allattare, sennò il bimbo piange, mentre la gente imbestialita spinge e reclama per la mancanza di olive ascolane e acciughine. Non credo che sia solo impeto giovanilistico, come scrive l’amico milanese (purtroppo le cazzate lombarde, dopo qualche mese, riescono a scavalcare l’appennino): i figlioli sono diventati una sorta di status symbol. Del resto è giusto, di questi tempi un figliolo, chi lo fa, vuol dire che se lo può permettere, e quindi lo sfoggia come un Rolex. Oppure la creatura gli è capitata tra capo e collo senza che se lo potesse permettere, ma allora non va a sputtanarsi i soldi in vino al bar (in teoria…), o se ci va lascia il bimbo a casa. Però se i primi prendessero esempio dai secondi, la gente che va fuori per rilassarsi un po’ dopo una giornata magari non necessariamente esaltante ne sarebbe ampiamente grata. |
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Das Leben ist ganz zu kurz, um schlechten Wein zu trinken
J.W. von Goethe