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10 agosto 2005

La bella vita di un condannato all'ergastolo

Vedo per caso sulla prima pagina di Repubblica di oggi una notizia che un po’ mi sconcerta. Il camerata nazista Erich Priebke si trova in vacanza a Cardana di Besozzo (VA), nonostante sia stato condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine nel 1944. Il giudice ha autorizzato il suo trasferimento in terra lombarda per motivi di salute; il bel tedescone può quindi tranquillamente villeggiare nella villa di proprietà di un altro capo della Gestapo, Herman Bikler.
Non più di 20 giorni fa il questore di Roma proibì – e meno male - una manifestazione neofascista che voleva chiedere la grazia per l’ufficiale, uno degli ultimi di quelli che si trinceravano dietro la scusante “eseguivo solo ordini superiori”.
Due considerazioni abbastanza immediate che mi vengono in mente sono queste:
uno, l’eseguire ordini superiori che siano contrari ai principi fondamentali della coscienza umana non solo è da considerarsi un crimine dal punto di vista giuridico e morale, ma anche indice di vigliaccheria. Un vero uomo, un vero militare, specie se insignito di un grado deve rispettare e far rispettare i principi dell’onore e non eseguire ordini che siano in contrasto con le leggi del diritto positivo e le leggi morali dell’individuo;
due, mi spiaccio ancora una volta per le decisioni di un tribunale che valuta superiori i diritti di un individuo come Priebke rispetto alla memoria non solo dei caduti delle Fosse Ardeatine, ma di tutti le vittime del nazifascismo. Fu condannato nel 1996 dal tribunale militare di Roma, e, considerati età e stato di salute di questo tristo figuro, fu confinato in un bell’alloggio in bel quartiere di Roma, e condannato a passarci la vita (no, dico, non è finito in cella con un paio di brutti ceffi, ma in un lussuoso appartamento). Ora gli vengono concesse le vacanze in una bella e tranquilla zona vicino al lago Maggiore. Tutto con varie spese accessorie per trasferirlo, scortarlo, vigilarlo, piantonarlo, assisterlo e quant’altro. E allora se qualcuno si trovasse a passare da quelle parti intoni almeno un “Bella Ciao” o “Fischia il vento” sotto le sue finestre. Saranno passati anche sessant’anni, e stiamo vivendo tempi che producono tanti personaggi forse peggiori di Priebke. Ma non per questo dobbiamo dimenticare o regalare qualcosa a chi si è reso responsabile di crimini come quelli per cui è stato condannato il nazista villeggiante.
Non è antifascismo di maniera, come scrive Mario Cervi, grande giornalista ormai un po’ intrombonito; volere Priebke agli arresti non è “conformismo antifascista e resistenziale con cui il Paese che aveva osannato il Duce s'affannava e s'affanna a rifarsi una verginità”, come scrive su Il Giornale di oggi. In un paese dove avere un po’ di giustizia è un evento assai raro, svendere anche quel poco di giustizia acquisita mi sembra profondamente immorale. L’articolo del Cervi si conclude così: “Priebke, ufficiale nazista, fu il prodotto nefasto d’un regime che fanatizzava i giovani e poteva trasformarli in volonterosi strumenti di morte. Ma quel regime è finito nel 1945, insieme al fascismo. Si osa finalmente discutere degli orrori che in guerra possono accadere sia per opera dei vinti sia per opera dei vincitori. Nessuno, sia chiaro, mette in dubbio le responsabilità del nazismo per la seconda guerra mondiale, e le sue atrocità spaventose. Qui si discute di un vegliardo individuato non dalla polizia ma dalla televisione e condannato a rate, nonché a furor di folla. Aveva ragione Montanelli. Priebke non conta, conta invece la dignità d’un Paese i cui eccessi di zelo sono tipici di chi ha la coda di paglia.”
Inutile aggiungere che la coda di paglia io non la sento; e non credo fino in fondo che il nazismo sia morto, visto che solo poche settimane fa c’erano persone pronte a manifestare per la grazia (la Grazia???) all’arzillo vecchietto. In quanto agli eccessi di zelo…beh, sono stati zelanti ad accorgersi che a Roma fa caldo e a Cardana di Besozzo un po’ meno, e a far cambiare aria al povero Erich, che di guardare piazza Navona dalle finestre del suo appartamento si era sicuramente stancato, e preferendo riposarsi gli occhi con le verdi colline che sicuramente gli ricordano, se non la natìa Deutschland, almeno la verde Bariloche dove l’abbiamo colpevolmente lasciato nascosto per tanti anni.

Posted by .:[sundaydriver]:. :: 5:05 PM :: 0 Comments:

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