.:Frase del giorno:.

...Michele Novaro incontrò Mameli e insieme scrissero un pezzo tutt'ora in voga...
(Rino Gaetano)

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21 maggio 2006

Jugoslavia: ultimo atto?

Si sono da poco chiuse le urne in Montenegro, dove era indetto un referendum indipendentista volto a staccare la provincia che ha per capitale Podgorica e conta circa 670.000 abitanti dalla federazione di Serbia e (appunto) Montenegro, che è tutto ciò che rimane della vecchia Repubblica Federativa (Socialista) di Jugoslavia.

La grande affluenza alle urne fa prevedere una netta vittoria del si, ben oltre il 55% che era stato stabilito come maggioranza qualificata per procedere alla separazione. Questa particolare soglia è stata proposta dalla UE dopo che Podgorica e Belgrado non erano riusciti a mettersi d’accordo su una soglia consona a sancire un passo così importante.

Il Montenegro è (ad oggi) una provincia che gode di grande indipendenza, tant’è che la valuta utilizzata correntemente è, accanto al dinaro serbo, l’euro. I sondaggi pre- elettorali davano una maggioranza di voti favorevoli alla separazione nella parte costiera del paese, mentre nella parte interna, montuosa ed economicamente e turisticamente più arretrata, sembrava prevalere una posizione unionista, caldeggiata anche dalla chiesa ortodossa serba, che raggruppa la maggior parte dei fedeli montenegrini.

I sostenitori dell’indipendenza ritengono che staccarsi da Belgrado costituirebbe uno sprint per l’economia locale, viste anche le tensioni tra l’UE e la Serbia per il caso Mladić. Coloro che sono contrari rivendicano i secolari legami Podgorica e Belgrado, e ritengono che il piccolo Montenegro, staccandosi da ciò che rimane di un’entità statale che nel bene o nel male gode di qualche considerazione a livello europeo, sparirebbe totalmente in mano ai clan della criminalità organizzata che attualmente la fanno da padrone.

La situazione è complicata, inoltre, dalla composizione etnica della provincia, tant’è che si parla di Jugoslavia in miniatura: vi è il 43% di montenegrini, 32% di serbi, 17% di slavi musulmani, 7% di albanesi, 1% di croati e altrettanti Rom (anche se, soprattutto per gli unionisti, ma anche semplicemente per le generazioni più anziane, la distinzione tra “serbo” e “montenegrino” non è così marcata).

L’UE, pur avendo “accompagnato” il processo che ha portato al referendum di oggi, non lascia trapelare un grande entusiasmo per l’ipotesi separatista: la nascita di un nuovo stato in una zona instabile come quella balcanica è un evento potenzialmente pericoloso e che potrebbe portare a rotture del già fragile equilibrio (se così si può chiamare) della Macedonia e del Kosovo, dove vige una “pace” armata. Bruxelles ha messo le mani avanti ricordando che per il momento è autorizzata a trattare con la Federazione, per cui in caso di nascita di una nuova repubblica andrebbero rinegoziati tutti i mandati. L’illusione di Podgorica, forse, è quella di entrare a far parte della UE prima di Belgrado, che ha delle oggettive difficoltà a consegnare al tribunale dell’Aia il generale Ratko Mladić. Nel frattempo – e non poteva essere altrimenti, dato il vento anti-serbo che spira nei Balcani da ormai più di qualche anno – la Croazia si è già dichiarata pronta a riconoscere la nuova repubblica.

Forse, come diceva stasera Enio Remondino al TG1, i prossimi mondiali di calcio saranno gli ultimi in cui ci sarà una parvenza di Jugoslavia, con la nazionale di Serbia-Montenegro. Il che, ma questo è un parere puramente affettivo legato al mio personale legame con quelle terre, mi mette una certa tristezza.


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Marcello Lippi e la Nazionale ai mondiali

Il solito discorso degli opposti estremismi: prima tutti sapevano e stavano zitti, ora tutti parlano e senza sapere cosa dicono. Premetto: la Juventus dovrebbe, l’anno prossimo, affrontare squadre del calibro del Pizzighettone o del Pontedera, e prima di tornare in serie A fare tanti anni di categorie inferiori. Che la Triade (già il nome evoca le organizzazioni criminali dell’estremo oriente) fosse quel che fosse noi, che non avevamo gli occhi foderati di prosciutto bianconero lo sapevamo da tempo. Ma da sportivi onesti riconoscevamo anche il talento calcistico dei giocatori che giocavano per la Vecchia Signora; in molti, anche antijuventini sfegatati come me, abbiamo plaudito all’arrivo sulla panchina azzurra di Marcello Lippi, uno dei migliori tecnici del momento.
Le richieste di dimissioni nei confronti di Lippi e di lasciare a casa Buffon e Cannavaro sono assolutamente insensate per svariati motivi.

  1. I giocatori sono mercenari; lo si vede a ogni stagione del calciomercato. Baciano le maglie delle loro nuove squadre e sei mesi dopo vanno dove prendono più soldi. Ci sono però i mercenari più bravi e quelli meno bravi: Buffon e Cannavaro, nel loro ruolo, sono fra i migliori non solo d’Italia ma del mondo.
  2. Buffon scommetteva: per quanto deontologicamente scorretto non era, al momento del fatto, vietato da nessuna legge.
  3. Per Cannavaro il discorso è diverso: non mi piace come uomo, la sporca vicenda doping che lo ha visto protagonista e dalla quale è uscito pulito perché protetto dai poteri forti. Sarebbe stato comunque assolto perché il farmaco che pare prendesse non era nella lista di quelli proibiti (poi, cosa ci fosse veramente dentro le flebo onestamente non lo so, e non mi interessa)
  4. Marcello Lippi ha un figliolo che lavora per una banda di delinquenti? E sia: però non risulta che sia rappresentato dalla GEA.
  5. La GEA controllava i cartellini di centinaia di giocatori: è normale che molti di questi siano nel giro della nazionale.
  6. Ci sono giocatori, convocati in nazionale (Totti, per esempio) che non hanno nulla a che fare con GEA.
  7. Last but not least: non ci sono condanne definitive, e fino a quel momento le persone implicate devono essere considerate innocenti. Questo principio viene invocato sempre per tutti i ladroni di stato, perché non applicarlo ora alla vigilia di una coppa del mondo?

Per finire: l’invito del Manifesto a tifare Ghana o alla Repubblica Ceca (dove gioca Nedved, che ha a che fare con Moggi molto più di tanti azzurri!) invece dell’Italia è veramente idiota. Si tifano i colori della propria nazionale, e basta, per quello che rappresentano, non per gli uomini che le portano. Paolo Rossi era stato squalificato per due anni per il calcio scommesse, poi è diventato l’eroe nazionale di Spagna 82.
Prima di stracciarci le vesti, quindi, e di fare le verginelle, riflettiamo bene, soprattutto visto che "tutti sapevano e nessuno parlava", tanta stampa compresa. E rifletta bene anche quel cruccaccio di Beckenbauer, prima di fare certe affermazioni: già a Firenze ne ha presi quattro, un paio di mesi fa in amichevole; e poi, anche da loro, i favori arbitrali si trovavano in offerta al supermercato, pare.

Mi verrebbe, per chiudere, da fare il più classico degli incitamenti alla nazionale, ma quello purtroppo sì che ce l’hanno rubato: mi tocca limitarmi a un Alè Italia!

PS: rispondete al sondaggino!


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19 maggio 2006

Immorali!

Da che pulpito vien la predica, si diceva una volta. Io ora però sento puzza di squadrismo, o peggio, d’intimidazione stile criminalità organizzata: o stai con noi o peggio per te. E non parlo stavolta del sistema Moggi. Ma dell’atteggiamento di certa parte del Senato verso i senatori a vita che, compatti, hanno votato la fiducia al governo Prodi. La signora Rita Levi Montalcini è stata risparmiata dalle offese solo perché il presidente Marini è proprio in quel momento intervenuto, invano, a far tacere la gazzarra.
Ci sarà da vederne delle belle. Se questa è l’opposizione che il centrodestra ha deciso di fare, con insulti e minacce, io mi preoccupo poco. Dopo aver dato dei coglioni agli avversari si sono dimostrati quantomeno poco eleganti: a insultare un premio nobel, un ex presidente della Repubblica che volevano fortemente candidato al Colle e il loro candidato alla presidenza del Senato hanno dimostrato tutta la loro affidabilità politica. Se stai con me sei un grande, se sei contro di me sei un necroforo. Già, necroforo, bell’insulto, quasi d’altri tempi. Perché proprio quella parola? Forse perché sentono già la puzza dei loro stessi cadaveri (politicamente, s'intende)? O perché stavolta non possono chiudere negli spogliatoi i loro avversari e buttare via la chiave?
Bisogna comunque precisare che la fiducia sarebbe passata anche con l’astensione dei 7 senatori a vita: il quorum in quel caso sarebbe stato più basso e il centrosinistra aveva ugualmente i numeri. Una buona occasione per stare zitti, insomma, è andata sprecata.


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18 maggio 2006

Aperitivo con prole

Figliano. Amici, conoscenti, amici di amici, conoscenti di amici si moltiplicano. Che poi in una tranquilla cittadina di provincia sono tutte facce conosciute, e superata quella giovanilistica idiosincrasia nei confronti di esseri uman(oid)i così piccoli ti fermi anche a scambiare quattro convenevoli, tre congratulazioni, due carezze al bimbo/a, una battuta coi genitori. Del resto, superati i trenta è più normale avere un figlio che non averlo – sostengono i più.

Sabato sera. Piazzetta – punto di ritrovo per aperitivi e bevute, luogo libero da fighetti ma un po’, come si sarebbe detto una volta, radical chic. Voglia di bere un bicchiere di vino, azzuffarsi per due pezzetti di formaggio (che qui la cultura dell’aperitivo ha preso una piega del tutto particolare rispetto a altre parti d’Italia). Ma già arrivare al locale è problematico: quattro papà vigilano, nei pressi dell’ingresso, altrettanti passeggini ipertecnologici, e con la stessa nonchalance con la quale qualche anno prima ragionavano di marmitte&carburatori ora discorrono di ruote, sospensioni e barre antintrusione. Ma non della loro nuova, fiammante Grande Punto: del veicolo adibito al trasporto del pupo. Che costa più della grande punto.

Babbo 1: Hai visto? C’ha le ruote piene, così non fori nemmeno sui sentieri di montagna, e la ruota davanti ha un ammortizzatore da motocross

Babbo 2: Ganzo. La mia c’ha le ruote lenticolari in polimeri di carbonio, così se il bimbo si sente male posso battere il record dell’ora nel tragitto casa – pediatra

Babbo 3: “ Il mio invece è fatto tipo i canottini di salvataggio degli aerei, così se mi casca in Arno si gonfia e un segnale GPS avverte i soccorsi che lo possono localizzare con l’elicottero

…eccetera…

Due mamme al tavolino bevono beveroni multivitamici e sgranocchiano patatine, mentre una si tira fuori una puppa e comincia a allattare fra cani che girano senza museruola, gente già alticcia al terzo bicchiere che chiede “Oh bella, me ne dai un po’ anc’ammè?”. I babbi non si spostano dall’ingresso, riesco ad aggirarli e entrare nel locale. Ma la barista non può giammai farmi tre Pinot Grigi, perché deve scaldare i biberon delle sue amiche mamme che a quest’ora devono allattare, sennò il bimbo piange, mentre la gente imbestialita spinge e reclama per la mancanza di olive ascolane e acciughine.

Non credo che sia solo impeto giovanilistico, come scrive l’amico milanese (purtroppo le cazzate lombarde, dopo qualche mese, riescono a scavalcare l’appennino): i figlioli sono diventati una sorta di status symbol. Del resto è giusto, di questi tempi un figliolo, chi lo fa, vuol dire che se lo può permettere, e quindi lo sfoggia come un Rolex. Oppure la creatura gli è capitata tra capo e collo senza che se lo potesse permettere, ma allora non va a sputtanarsi i soldi in vino al bar (in teoria…), o se ci va lascia il bimbo a casa.

Però se i primi prendessero esempio dai secondi, la gente che va fuori per rilassarsi un po’ dopo una giornata magari non necessariamente esaltante ne sarebbe ampiamente grata.


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17 maggio 2006

Quando il papa non c'è

Pochi giorni fa la TVP, la televisione di stato polacca, ha annunciato che sospenderà la trasmissione di alcuni spot che che pubblicizzano birra e prodotti alcolici, prodotti di igiene intima, anticoncezionali e biancheria. Questo in segno di rispetto alla visita di S.S. (mai sigla fu più azzeccata) Benedetto XVI. In effetti tali prodotti, sono pericolosi, la loro esposizione mediatica potrebbe far scatenare alla gente i più bassi pruriti.
La gente potrebbe, per esempio, fare qualche cosa di molto poco cattolico, tipo andare a transessuali (maggiorenni, però) e, sgamato dalla polizia, scappare, tamponare tre macchine di poveracci che non c'entravano niente e menare i poliziotti. Chissà dov'era il gelido sguardo di JR (non quello di Dallas, quello della Baviera) quel giorno.
Insomma, a laicità dello stato c'è chi sta messo peggio di noi. E anche a faccia di tolla, per non dir di peggio.

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12 maggio 2006

Trovare lavoro? Un gioco da ragazzi

Studi, ti laurei, possibilmente in una università prestigiosa col massimo dei voti e in tre anni, fai un master, un posto lo trovi. A progetto, temporaneo, ma lo trovi. Scrivi un bel CV, evidenziando tutte le tue brave competenze, i lavoretti che hai fatto, gli stages, i work project e compagnia bella. Poi ti trovi al colloquio e al tuo compagno di scuola superiore che invece di andare a scuola andava sempre in sala giochi a fumare di nascosto (ai miei tempi si poteva) e a fare il record di Tetris (già, ai miei tempi a per giocare a Tetris si andava in sala giochi) siene assunto. Tu con la tua bella laurea in gestione amministrazione controllo risorse umane, disumane e animali, il master in business development self motivation proactivity and control of international marketing, vieni rispedito a casa. Come mai? Perché non basta il tuo bellissimo curriculum scritto dall’amico esperto che lavora per Manpower e impaginato dall’amica grafica che lavora nella gnùeconomi per far capire all’azienda se sei il candidato perfetto. Vogliono che tu abbia un blog (oddìo, leggessero questo non so lo stesso che chance avrei). Ti fanno un test. Stabiliscono degli assessment level. Fanno le selezioni tridimensionali! (Sarà doloroso?) Inventano videogiochi in cui simulano cose che non arrivo a comprendere pur di non dare un posto di lavoro normale a persone normali che cercano di fare una vita normale. Però sono proattivo (che è termine fra i più in voga fra i manager delle risorse umane: non sapete cosa vuol dire? siete ignoranti!) ci voglio provare: a quanti punti si vince un co.co.pro?


Posted by .:[sundaydriver]:. :: 11:46 AM :: 3 Comments:

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09 maggio 2006

Niente da fare!

Non ce l'ha fatta neanche stavolta a essere almeno messo a verbale, il mio candidato (ci vogliono almeno due voti, ne ha preso uno solo). Oramai comincio a perdere le speranze. E a rassegnarmi a spiegare al mio amico straniero (diciamo chessò, ungherese?) come mai da due giorni si sta votando per il presidente della Repubblica e domani sarà eletto quello che finora ha preso si e no 20 voti. Qualcuno può suggerirmi un modo semplice per farglielo capire?

Posted by .:[sundaydriver]:. :: 7:49 PM :: 0 Comments:

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Evvai: ecco il primo voto

Evvai, che il mio uomo un voto l'ha preso. Peccato che Cesare Previti è momentaneamente per così dire impossibilitato a votare, altrimenti, son sicuro, ne avrebbe presi due. E sarebbe finito a verbale. Attendo con ansia l'esito dello scrutinio della terza votazione.
15:13 Nella seconda votazione voti a Vasco e Moggi

Cresce il tasso di goliardia tra i grandi elettori riuniti a Montecitorio per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Tra le tante schede bianche e i voti dispersi, in parcheggio in attesa della votazione buona, oggi ci sono stati voti a Moggi, al cantante Vasco Rossi, ma anche a Maria Gabriella di Savoia (3 voti). Discreto successo hanno avuto anche i giornalisti: in testa Giuliano Ferrara con una decina di voti, seguito da Bruno Vespa con tre e a distanza Renato Farina con un voto.

fonte: repubblica.it


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04 maggio 2006

Altro che Ciampi Bis

Dopo il no di Ciampi,
piuttosto che vedere il braccio destro di Berlusconi o i baffetti di D'Alema,
dato che il Presidente della Repubblica deve essere un garante dell'imparzialità,
un arbitro fra maggioranza e opposizione, già così divise e litigiose,
da oggi sostengo, per questa tenzone politico istituzionale
una figura di spicco, che garantisce equilibrio, pacatezza, imparzialità
e soprattutto si intende di arbitraggi:


Luciano Moggi al Quirinale.


Oh, scherzo: no, magari a qualcuno gli viene in mente davvero....

Posted by .:[sundaydriver]:. :: 4:48 PM :: 2 Comments:

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26 anni fa


Il 4 maggio del 1980 moriva a Lubljana Jozip Broz detto Tito, "dittattore" della Jugoslavia.
Uno dei pochi casi della storia in cui un "dittatore" viene ora rimpianto da una grandissima percentuale di giovani (e meno giovani) appartenenti alle repubbliche ex jugoslave. Da parte di tutti quelli che non sono riusciti ad arricchirsi con le guerre, e i conseguenti traffici, che hanno caratterizzato gli anni 90. Nella sola Bosnia Erzegovina, una delle repubbliche federali più martoriate dalla guerra civile, sono più di 11 le associazioni che in qualche misura ricordano la sua figura.
Certo, il rapporto tra l'Italia e la figura di Tito è offuscato dai tragici fatti delle foibe e degli espropri in Istria e Dalmazia. Viene da chiedersi però come mai, allora, l'ex presidente jugoslavo sia stato insignito nel 1969 (quando, per intenderci, non erano certo i comunisti al governo) della Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana; ricevette le chiavi della città di Tokio e decorazioni al valore civile e militare da parte di svariati paesi occidentali come Danimarca, Francia, Norvegia, Gran Bretagna.
Tito durante la seconda guerra mondiale marciò su Belgrado per arrivare a liberarla prima dei russi, e si dissociò dalla politica stalinista già nel 1948: senza di lui la cortina di ferro, quella vera, sarebbe stata molto più vicina all'Italia di quanto non lo sia realmente stata.
Riuscì a tenere insieme un insieme di popoli molto diversi fra loro che devono alla sua politica una evoluzione economico sociale che era sicuramente molto migliore di quella dei paesi del patto di Varsavia negli anni bui del comunismo.
Come ogni regime, quello titoista era fortemente repressivo con gli oppositori, testimone ne è il "lager socialista" di Goli Otok, isoletta dell'Adriatico dove venivano mandati in esilio e ai lavori forzati non solo gli oppositori del regime, ma anche i "disallineati" del partito. Nonostane tutto, il suo ricordo è molto vivo tra gli "slavi del sud", e negli anni scorsi si sono moltiplicate le manifestazioni nostalgiche e una sorta di revisione/riabilitazione di questo personaggio storico controverso e - a mio parere - spesso troppo frettolosamente accomunato ai vari Stalin, Honecker, Pol Pot e quant'altri. Su questo sito una ricca rassegna di materiale riguardante il Maresciallo Tito.

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03 maggio 2006

La Gazzetta di Gaborone

Non credo che, impegnato nei lunghi addii e nei cerimoniali di commiato il finalmente ex presidente del consiglio S.B. abbia avuto il tempo di commentare questa notizia.
Sta di fatto che se già l'anno scorso non si stava bene quest'anno si sta un pochino peggio: siamo passati da 77° al 79° posto nella classifica stilata da Reporters Sans Frontieres e Freedom House che tiene conto della libertà di stampa. Siamo, per intendersi, allo stesso livello di una simpatica ex colonia inglese dell'Africa Meridionale, il Botswana.
I motivi? Si possono immaginare: non certo la mancanza di testate, o di canali televisivi, telegiornali, o talk show d'approfondimento, no. E' qualcosa che ha a che fare con i soldi che girano intorno al mondo dell'informazione, ma non voglio togliervi la curiosità. C'è già il rapporto tradotto in italiano.
Va precisato che le organizzazioni che stilano queste classifiche non hannosostenuto la coalizione di Romano Prodi alle elezioni del 9 aprile, non sono implicate in Telekom Serbia, e, che io sappia, i loro membri non si cibano di bambini bolliti.
Diamo allora atto al nostro ex premier di aver contribuito ad accrescere il prestigio internazionale. Del Botswana.

Posted by .:[sundaydriver]:. :: 4:27 PM :: 0 Comments:

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