.:Frase del giorno:.

...Michele Novaro incontrò Mameli e insieme scrissero un pezzo tutt'ora in voga...
(Rino Gaetano)

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19 febbraio 2007

Trenitalia, i biglietti, la mobilità

Beh, se il piano industriale consiste nell'aumentare del 10% i biglietti dei treni a media e lunga percorrenza...aumento il prezzo lasciando invariato (da 30 anni!) il servizio, dovrei guadagnare. Tanto non ho competitors sul mercato. Bel ragionamento.
Allora ecco il mio piano industriale:
dalla Lombardia dove lavoro alla Toscana dove abitavo e dove vado a trascorrere qualche weekend in auto ci metto 4 ore scarse, spendo 45 euro di autostrada a/r più altre 60 di benzina, facciamo 110 euro.
in treno ci metto poco più di 6 ore - in un'ipotesi abbastanza comoda - e finora spendevo mediamente 33 euro, che diventano 36 coi nuovi aumenti. Siccome di solito viaggiamo in due, fa 72 conto 110. Ne mancano 38, che diviso le 4 ore (2 a testa) che risparmiamo andando in macchina fa 9,5 euro. Soldi ben spesi. Alla faccia di chi blocca tutto il traffico per via dell'inquinamento e poi non offre adeguate alternative per chi ha necessità di spostarsi a medio - lungo raggio.
I miei complimenti per il piano industriale: forse è un rimedio contro la mobilità dei lavoratori? Vi siete messi d'accordo con Alitalia? Ancora vi chiedete come mai le famiglie hanno più di un'auto?

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17 febbraio 2007

che forza, Trenitalia

Se Trenitalia ci mette 11 ore a farti fare 460 km figurati se ti da un rimborso per un ritardo che per poco non ti ha costretto a dormire alla stazione di un paesino sperduto della provincia lombarda. Ma la parte più esilarante è la motivazione con cui negano il rimborso:

...che significa: "insomma si, è colpa nostra solo per il 51%, per il restante 49% abbiamo fatto ritardo perchè c'erano tutti quei cazzo di passeggeri che volevano salire...e poi si lamentano che i vagoni fanno schifo...certo, pieni così come carri bestiame...perchè non si comprano una macchina, 'sti poveracci..."

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25 gennaio 2007

Di nuovo on line...ovvero fastweb m....

Finalmente, dopo mesi e mesi, riesco a essere nuovamente on line. Mesi e mesi perchè a fine novembre avevo chiesto l'attivazione di una linea a fastweb, che mi garantiva l'operatività in 20 giorni lavorativi. Fra una storia e l'altra sono operativo da ieri. Dal computer dell'ufficio di accedere ai blog non se ne parla (forse anche giustamente), per cui silenzio elettronico per diversi mesi.
Giusto il tempo di rendere il doveroso omaggio al grande Kapuscinski e leggo una serie di commenti vigliaccamente anonimi ad una serie di vecchi post. Per cui sintetizzando:
1 vaffa.... a Fastweb: bugiardi, cafoni e ignoranti. Non attivatevi con loro: non rispettano una parola di quello che dicono
1 vaffa.... (ma piccolo) alla mia azienda, che non mi da accesso al blog
1 vaffa.... quello sì grosso al coniglio che scrive commenti minacciosi e non si firma (ho una mezza idea di chi sia, però, la prossima volta che lo vedo gli commento anonimamente la fiancata della macchina).

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24 gennaio 2007

Addio Rysiek...


Ora che se n'è andato anche lui se ne va il concetto stesso di reportage; rimangono degli imbrattatori di carta che definire "giornalisti" è in molti casi smisurata iperbole. Ma di reporter veri, come lui, no, non ce ne sono davvero più.
Sono onorato di averli stretto la mano e di aver cenato con lui un paio d'anni fa, a Udine, città dove passava spesso, e sono profondamente amareggiato per il fatto che non gli sia mai stato assegnato il Nobel, che avrebbe senz'altro meritato più di alcuni scrittori che lo hanno ricevuto per la convenienza politica del momento.
Grazie, Rysiek. Per quello che hai scritto e per averlo sempre voluto scrivere nella tua (nostra) lingua. Da domani del mondo capiremo qualcosa in meno; non può essere altimenti.
Dowidzenia, Panie Rysku.

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03 ottobre 2006

Amà e un'esse riamato...

Allora: circa un anno fa mi sono laureato e ora lavoro - ma giusto perché qui al nord si fanno ancora figli - in questa grossa azienda multinazionale. Sostituisco una tizia in maternità. Oggi il mio capo (uno dei miei tanti capi, uno dei pochi però che ha il potere di farmi avere un contratto meno precario) ha superato se stesso:

Capo: "Sundaydriver, allora fra due sabati vieni?"
Io: "Dove?"
Capo: "Vieni o no?"
Io: "Fra due settimane trasloco" (...è vero...)
Capo: "Lo sapevo che trovavi una scusa"
Io: "...ma è vero..."

Capo: "Ciccillo*, tu sabato 21 ci sei?"
Ciccillo: "Dove?"
Capo: "Qua, c'è la giornata della pulizia. Ci mettiamo lì dalle 8 alle 12, alle 10 vino e salame, puliamo il magazzino"
Ciccillo (alquanto sdubbiato): "Eh vabbè..."

(*nome di fantasia a tutela della privacy del mio vicino di scrivania)


Capo: "Sundaydriver s'è già imboscato..."
Io: "No, avevi detto fra due sabati, io il 21 ci sono"
Capo: "Bravo. E' una dimostrazione d'amore verso il luogo di lavoro" (sic!)
Io: "Io amo il mio luogo di lavoro. Ma lui ama me?"
Capo: "Uè, ma sei fuori?"
Io: "No, perché amà e un' essè riamato è come pulissi il culo senza avè caato"*
Capo: "Cus'è????"
Io (sottovoce): "Puppa! 1 a 0 per me."

Tanto era già girato e non m'ha sentito. Guarda te cosa tocca fà per sperare d'avè un contratto.

*è un proverbio che lessi a suo tempo sul Vernacoliere. Non so se esista davvero o se lo abbia inventato il Cardinali, ma ci stava di molto bene.

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30 settembre 2006

Toscana vs. Lombardia...

Parlo con un amico che, come me, per motivi di lavoro, è emigrato dalla Toscana nel Deep North-West.

Lui: "Sai, ho finalmente trovato una casa in affitto."
Io: "E quanto paghi?"
Lui: "Guarda, ho avuto culo: 400 euri più le spese ma c'ho du' stanze, la 'ucina, il salottto e 70 mq di terrazza che vedo anche il lago".
Io: "Boia, ganzo. Quando entri? Ti si viene a trovà, eh?"
Lui: "Bah, entro a novembre, se non venite mi fate incazzà"


Nel parcheggio di un centro commerciale incontro l'ex vicino di casa della mia fidanzata, che nel frattempo ha traslocato, ha comprato una casa nuova.

Lui: "Guarda, allo stesso prezzo che ho venduto la mia vecchia casa ho comprato questa che ha tutti gli opzional che volevo: è tutta recintata, allarme, cancello elettrico, poi ho fatto mettere la telecamera così se qualcuno prova a entrare arrivano subito le guardie giurate"
Io: "Ah..."

Poi dicono che non ci sia una differenza sostanziale di CULTURA...

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25 settembre 2006

Le elezioni in Svezia

Dato che i buoni propositi di mantenere aggiornato il blog sono ancora in balìa delle onde del mio nuovo, coinvolgente, a tempo piùcchepieno lavoro, approfitto della presenza del Nostro Inviato (Matteo) in Svezia per dare resoconto dei risultati delle elezioni che si sono tenute qualche giorno fa. Mica pizza e fichi...

ELEZIONI
Sette parlamentari e 1,9 punti percentuali di differenza; tanto e’ bastato alla coalizione di ”centro destra” per conseguire un risultato storico e prendere in mano le redini di un paese di lunga tradizione socialista. Dopo settimane di intensa campagna elettorale la Svezia ha deciso di voltare pagina e ha scelto l’uomo nuovo della politica moderata centrista. Fredrik Reinfeldt e’ diventato Primo ministro a soli 41 anni.
Mai negli ultimi anni il confronto tra i due schieramenti era stato cosi incerto; da una parte il blocco socialista guidato dal navigato ma ormai logoro Goran Persson, dall’ altra una coalizione di moderati, centristi e popolari che pur perdendo pezzi e consensi negli ultimi giorni di fuoco pre elettorale ha avuto la meglio sul filo di lana. A nulla infatti e’ servito lo scandalo delle spie del partito popolare che da mesi violavano documenti politici riservati e che la sinistra ha portato alla luce con tempismo magistrale appena prima dell’apertura dei seggi.
Le votazioni si sono svolte di domenica ma molti hanno votato nei giorni precedenti in biblioteche e in spazi pubblici in un clima di grande serenita’ e informalita’. Non un poliziotto in vista, segretezza poca e voti assegnati alla luce del sole. Addirittura per la prima volta si e’ dovuto presentare anche un documento di identita’ insieme alla cartolina elettorale.
Gran parte delle responsabilita’ di questo ribaltone ricadono sulle spalle del premier uscente. Goran Persson, in carica da dieci anni, era affetto gravemente da una sindrome molto diffusa tra i politici di alto rango, volgarmente descritta come ”attaccamento alla poltrona” (Tony Blair, altro esempio lampante, al numero 10 ormai ha messo le radici); e’ stato un errore riproporsi ad un elettorato che lo ha punito con il minimo storico di voti da una vita a questa parte (35,2%). Il suo atteggiamento scostante, maleducato e scontroso nei dibattiti televisivi con altri leaders politici hanno persuaso molti indecisi che forse era tempo di cambiare.
E il cambiamento c’e’ stato, anzi ci sara’ perche’ gli effetti di questo terremoto politico si vedranno nel futuro prossimo e riguarderanno tutti.
Reinfieldt ha promesso di rimettere in moto il paese e liberalizzare il mercato del lavoro; ha promesso meno tasse per tutti.
E’ ancora presto per farsi un quadro preciso di cio’ che bolle in pentola ma quando le luci del circo elettorale si saranno spente e il nuovo esecutivo si sara’ riunito allora forse, molti temono, lo stato sociale sara’ venduto al miglior offerente.
Intanto la sconfitta potrebbe portare una bella ventata d’aria fresca in casa socialista qualora Margot Wallström, attuale vice-presidente della Commissione Europea e acclamata a gran voce in patria, decidesse di prendere in mano la guida del partito.
Al contrario Reinfeldt, oltre a mantenere le strabilianti promesse elettorali, dovra’ rimboccarsi le maniche per mantenere salda una coalizione ballerina che gia’ sulle quote rosa potrebbe tremare.

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13 agosto 2006

Polvere e vecchie locomotive

Emigrato da poche settimane nel profondo nord ovest, al confine tra Lombardia e Piemonte, mi sto dedicando alla scoperta delle attrattive locali. Una di queste è senza dubbio il Museo Europeo dei Trasporti Ogliari di Ranco (VA). Un eccentrico signore di origini nobili ha raggruppato nei dintorni di una villa sul lago Maggiore tutto quello che è riuscito a trovare nell'arco di una vita a riguardo dei trasporti. Il "museo", o meglio, l'esposizione, è parecchio disordinata e malconcia, ed è un peccato, perchè è ricchissima di oggetti di grande pregio e valore storico, dai "viglietti" delle diligenze della prima metà del XVIII sec., agli orari ferroviari delle Ferrovie Austriache del Lombardo - Veneto a innumerevoli carrozze, locomotive, cappelli e divise da ferrroviere, scambi, comandi, binari, attrezzature varie. Ci sono ricostruzioni di piccole stazioni, biglietterie, stazioni di posta come in un plastico gigante abbrutito però dall'incuria, dalla sporcizia, dalla polvere. L'ingresso è gratuito, ma si pagherebbero volentieri anche cinque euro, pur di vedere oggetti come quelli esposti tenuti bene.
Fra le cose più interessanti, la strana visione che gli inglesi d'inizio secolo avevano del nostro paese...


...e vecchie atrrezzature ferroviarie.




Del signore che ha messo su tutto questo, Francesco Ogliari, non so molto, anzi nulla, tranne che probabilmente è fascista, visto che tutto il museo è disseminato di cartelli con citazioni di Mussolini che poco hanno a che fare con la ferrovia o i trasporti in genere.



(in questo caso si tratta di una carrozza delle ferrovie calabro lucane; il fascio può essere anche originale, ma il cartello è posticcio, ce ne sono svariati altri di foggia simile appesi in giro per il museo).

L'anelito alla libertà e alla democrazia derivante dall'unione di tutto il mondo tramite mezzi di spostamento pubblici sempre più veloci ed efficaci emerge, nello spirito del nobile Ogliari, anche dallo sforzo profuso nella ricostruzione della carrozza pontificia:



E per finire, cartelli ferroviari che mi ricordano alcuni dei più bei viaggi...



Si vede comunque che dietro a quel lavoro c'è una passione enorme, ed è un peccato che stia tutto lentamente andando in malora. Come invece spero che accada a tutta la famiglia del poliziotto locale di Ranco che mi ha multato per 35 euro per divieto di sosta, sotto la pioggia, all'uscita del museo, pur avendo parcheggiato in mezzo al nulla dove non davo noia a nessuno.


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Qualcosa di personale

Temevo di avere ormai abbandonato il blog, lasciandolo ridicolmente con un commento su un'attualità balcanica della quale non ne fregava niente a nessuno allora, figuriamoci adesso, e un sondaggio su Buffon e Cannavaro che in teoria dovevano rinunciare alla Nazionale. Era de maggio....e a dar retta ai pochi lettori di queste paginette elettroniche i mondialinon li avremmo mai vinti. Che non so se sono stato più contento per i mondiali vinti o per averlo fatto contro la Francia.
Ho visto molti blog in giro chiusi per ferie, per cui decido di riaprire durante il weekend di ferragosto senza aver nulla da scrivere, ma così, come per tornare in una casa di vacanza lasciata chiusa per un po' di tempo e riabituarmici, togliere un po' di ragnatele dagli angoli delle finestre, mentre fuori dalla mia nuova dimora nordico - padana infuria uno di quei temporali estivi che non ricordo di aver visto negli ultimi anni. A coronamento di una serie di novità, di vicissitudini nuove, di scelte e esperienze presenti e future, questa catarsi di tuoni, fulmini ed ettolitri di acqua per centimero quadro, o meglio una speranza di catarsi. Che tanto, domani, torna il sole. E i vacanzieri, e le vacanze sull'autostrada, in coda, e i morti fulminati e tutti i telegiornali che per fortuna c'è la guerra in Libano sennò non saprebbero di cosa parlare, come sempre accade in questo periodo dell'anno. Mentre io mi accontento di compiacermi del mio spazietto elettronico da scarabocchiare quando mi va, e ci sto bene.

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21 maggio 2006

Jugoslavia: ultimo atto?

Si sono da poco chiuse le urne in Montenegro, dove era indetto un referendum indipendentista volto a staccare la provincia che ha per capitale Podgorica e conta circa 670.000 abitanti dalla federazione di Serbia e (appunto) Montenegro, che è tutto ciò che rimane della vecchia Repubblica Federativa (Socialista) di Jugoslavia.

La grande affluenza alle urne fa prevedere una netta vittoria del si, ben oltre il 55% che era stato stabilito come maggioranza qualificata per procedere alla separazione. Questa particolare soglia è stata proposta dalla UE dopo che Podgorica e Belgrado non erano riusciti a mettersi d’accordo su una soglia consona a sancire un passo così importante.

Il Montenegro è (ad oggi) una provincia che gode di grande indipendenza, tant’è che la valuta utilizzata correntemente è, accanto al dinaro serbo, l’euro. I sondaggi pre- elettorali davano una maggioranza di voti favorevoli alla separazione nella parte costiera del paese, mentre nella parte interna, montuosa ed economicamente e turisticamente più arretrata, sembrava prevalere una posizione unionista, caldeggiata anche dalla chiesa ortodossa serba, che raggruppa la maggior parte dei fedeli montenegrini.

I sostenitori dell’indipendenza ritengono che staccarsi da Belgrado costituirebbe uno sprint per l’economia locale, viste anche le tensioni tra l’UE e la Serbia per il caso Mladić. Coloro che sono contrari rivendicano i secolari legami Podgorica e Belgrado, e ritengono che il piccolo Montenegro, staccandosi da ciò che rimane di un’entità statale che nel bene o nel male gode di qualche considerazione a livello europeo, sparirebbe totalmente in mano ai clan della criminalità organizzata che attualmente la fanno da padrone.

La situazione è complicata, inoltre, dalla composizione etnica della provincia, tant’è che si parla di Jugoslavia in miniatura: vi è il 43% di montenegrini, 32% di serbi, 17% di slavi musulmani, 7% di albanesi, 1% di croati e altrettanti Rom (anche se, soprattutto per gli unionisti, ma anche semplicemente per le generazioni più anziane, la distinzione tra “serbo” e “montenegrino” non è così marcata).

L’UE, pur avendo “accompagnato” il processo che ha portato al referendum di oggi, non lascia trapelare un grande entusiasmo per l’ipotesi separatista: la nascita di un nuovo stato in una zona instabile come quella balcanica è un evento potenzialmente pericoloso e che potrebbe portare a rotture del già fragile equilibrio (se così si può chiamare) della Macedonia e del Kosovo, dove vige una “pace” armata. Bruxelles ha messo le mani avanti ricordando che per il momento è autorizzata a trattare con la Federazione, per cui in caso di nascita di una nuova repubblica andrebbero rinegoziati tutti i mandati. L’illusione di Podgorica, forse, è quella di entrare a far parte della UE prima di Belgrado, che ha delle oggettive difficoltà a consegnare al tribunale dell’Aia il generale Ratko Mladić. Nel frattempo – e non poteva essere altrimenti, dato il vento anti-serbo che spira nei Balcani da ormai più di qualche anno – la Croazia si è già dichiarata pronta a riconoscere la nuova repubblica.

Forse, come diceva stasera Enio Remondino al TG1, i prossimi mondiali di calcio saranno gli ultimi in cui ci sarà una parvenza di Jugoslavia, con la nazionale di Serbia-Montenegro. Il che, ma questo è un parere puramente affettivo legato al mio personale legame con quelle terre, mi mette una certa tristezza.


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Marcello Lippi e la Nazionale ai mondiali

Il solito discorso degli opposti estremismi: prima tutti sapevano e stavano zitti, ora tutti parlano e senza sapere cosa dicono. Premetto: la Juventus dovrebbe, l’anno prossimo, affrontare squadre del calibro del Pizzighettone o del Pontedera, e prima di tornare in serie A fare tanti anni di categorie inferiori. Che la Triade (già il nome evoca le organizzazioni criminali dell’estremo oriente) fosse quel che fosse noi, che non avevamo gli occhi foderati di prosciutto bianconero lo sapevamo da tempo. Ma da sportivi onesti riconoscevamo anche il talento calcistico dei giocatori che giocavano per la Vecchia Signora; in molti, anche antijuventini sfegatati come me, abbiamo plaudito all’arrivo sulla panchina azzurra di Marcello Lippi, uno dei migliori tecnici del momento.
Le richieste di dimissioni nei confronti di Lippi e di lasciare a casa Buffon e Cannavaro sono assolutamente insensate per svariati motivi.

  1. I giocatori sono mercenari; lo si vede a ogni stagione del calciomercato. Baciano le maglie delle loro nuove squadre e sei mesi dopo vanno dove prendono più soldi. Ci sono però i mercenari più bravi e quelli meno bravi: Buffon e Cannavaro, nel loro ruolo, sono fra i migliori non solo d’Italia ma del mondo.
  2. Buffon scommetteva: per quanto deontologicamente scorretto non era, al momento del fatto, vietato da nessuna legge.
  3. Per Cannavaro il discorso è diverso: non mi piace come uomo, la sporca vicenda doping che lo ha visto protagonista e dalla quale è uscito pulito perché protetto dai poteri forti. Sarebbe stato comunque assolto perché il farmaco che pare prendesse non era nella lista di quelli proibiti (poi, cosa ci fosse veramente dentro le flebo onestamente non lo so, e non mi interessa)
  4. Marcello Lippi ha un figliolo che lavora per una banda di delinquenti? E sia: però non risulta che sia rappresentato dalla GEA.
  5. La GEA controllava i cartellini di centinaia di giocatori: è normale che molti di questi siano nel giro della nazionale.
  6. Ci sono giocatori, convocati in nazionale (Totti, per esempio) che non hanno nulla a che fare con GEA.
  7. Last but not least: non ci sono condanne definitive, e fino a quel momento le persone implicate devono essere considerate innocenti. Questo principio viene invocato sempre per tutti i ladroni di stato, perché non applicarlo ora alla vigilia di una coppa del mondo?

Per finire: l’invito del Manifesto a tifare Ghana o alla Repubblica Ceca (dove gioca Nedved, che ha a che fare con Moggi molto più di tanti azzurri!) invece dell’Italia è veramente idiota. Si tifano i colori della propria nazionale, e basta, per quello che rappresentano, non per gli uomini che le portano. Paolo Rossi era stato squalificato per due anni per il calcio scommesse, poi è diventato l’eroe nazionale di Spagna 82.
Prima di stracciarci le vesti, quindi, e di fare le verginelle, riflettiamo bene, soprattutto visto che "tutti sapevano e nessuno parlava", tanta stampa compresa. E rifletta bene anche quel cruccaccio di Beckenbauer, prima di fare certe affermazioni: già a Firenze ne ha presi quattro, un paio di mesi fa in amichevole; e poi, anche da loro, i favori arbitrali si trovavano in offerta al supermercato, pare.

Mi verrebbe, per chiudere, da fare il più classico degli incitamenti alla nazionale, ma quello purtroppo sì che ce l’hanno rubato: mi tocca limitarmi a un Alè Italia!

PS: rispondete al sondaggino!


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19 maggio 2006

Immorali!

Da che pulpito vien la predica, si diceva una volta. Io ora però sento puzza di squadrismo, o peggio, d’intimidazione stile criminalità organizzata: o stai con noi o peggio per te. E non parlo stavolta del sistema Moggi. Ma dell’atteggiamento di certa parte del Senato verso i senatori a vita che, compatti, hanno votato la fiducia al governo Prodi. La signora Rita Levi Montalcini è stata risparmiata dalle offese solo perché il presidente Marini è proprio in quel momento intervenuto, invano, a far tacere la gazzarra.
Ci sarà da vederne delle belle. Se questa è l’opposizione che il centrodestra ha deciso di fare, con insulti e minacce, io mi preoccupo poco. Dopo aver dato dei coglioni agli avversari si sono dimostrati quantomeno poco eleganti: a insultare un premio nobel, un ex presidente della Repubblica che volevano fortemente candidato al Colle e il loro candidato alla presidenza del Senato hanno dimostrato tutta la loro affidabilità politica. Se stai con me sei un grande, se sei contro di me sei un necroforo. Già, necroforo, bell’insulto, quasi d’altri tempi. Perché proprio quella parola? Forse perché sentono già la puzza dei loro stessi cadaveri (politicamente, s'intende)? O perché stavolta non possono chiudere negli spogliatoi i loro avversari e buttare via la chiave?
Bisogna comunque precisare che la fiducia sarebbe passata anche con l’astensione dei 7 senatori a vita: il quorum in quel caso sarebbe stato più basso e il centrosinistra aveva ugualmente i numeri. Una buona occasione per stare zitti, insomma, è andata sprecata.


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18 maggio 2006

Aperitivo con prole

Figliano. Amici, conoscenti, amici di amici, conoscenti di amici si moltiplicano. Che poi in una tranquilla cittadina di provincia sono tutte facce conosciute, e superata quella giovanilistica idiosincrasia nei confronti di esseri uman(oid)i così piccoli ti fermi anche a scambiare quattro convenevoli, tre congratulazioni, due carezze al bimbo/a, una battuta coi genitori. Del resto, superati i trenta è più normale avere un figlio che non averlo – sostengono i più.

Sabato sera. Piazzetta – punto di ritrovo per aperitivi e bevute, luogo libero da fighetti ma un po’, come si sarebbe detto una volta, radical chic. Voglia di bere un bicchiere di vino, azzuffarsi per due pezzetti di formaggio (che qui la cultura dell’aperitivo ha preso una piega del tutto particolare rispetto a altre parti d’Italia). Ma già arrivare al locale è problematico: quattro papà vigilano, nei pressi dell’ingresso, altrettanti passeggini ipertecnologici, e con la stessa nonchalance con la quale qualche anno prima ragionavano di marmitte&carburatori ora discorrono di ruote, sospensioni e barre antintrusione. Ma non della loro nuova, fiammante Grande Punto: del veicolo adibito al trasporto del pupo. Che costa più della grande punto.

Babbo 1: Hai visto? C’ha le ruote piene, così non fori nemmeno sui sentieri di montagna, e la ruota davanti ha un ammortizzatore da motocross

Babbo 2: Ganzo. La mia c’ha le ruote lenticolari in polimeri di carbonio, così se il bimbo si sente male posso battere il record dell’ora nel tragitto casa – pediatra

Babbo 3: “ Il mio invece è fatto tipo i canottini di salvataggio degli aerei, così se mi casca in Arno si gonfia e un segnale GPS avverte i soccorsi che lo possono localizzare con l’elicottero

…eccetera…

Due mamme al tavolino bevono beveroni multivitamici e sgranocchiano patatine, mentre una si tira fuori una puppa e comincia a allattare fra cani che girano senza museruola, gente già alticcia al terzo bicchiere che chiede “Oh bella, me ne dai un po’ anc’ammè?”. I babbi non si spostano dall’ingresso, riesco ad aggirarli e entrare nel locale. Ma la barista non può giammai farmi tre Pinot Grigi, perché deve scaldare i biberon delle sue amiche mamme che a quest’ora devono allattare, sennò il bimbo piange, mentre la gente imbestialita spinge e reclama per la mancanza di olive ascolane e acciughine.

Non credo che sia solo impeto giovanilistico, come scrive l’amico milanese (purtroppo le cazzate lombarde, dopo qualche mese, riescono a scavalcare l’appennino): i figlioli sono diventati una sorta di status symbol. Del resto è giusto, di questi tempi un figliolo, chi lo fa, vuol dire che se lo può permettere, e quindi lo sfoggia come un Rolex. Oppure la creatura gli è capitata tra capo e collo senza che se lo potesse permettere, ma allora non va a sputtanarsi i soldi in vino al bar (in teoria…), o se ci va lascia il bimbo a casa.

Però se i primi prendessero esempio dai secondi, la gente che va fuori per rilassarsi un po’ dopo una giornata magari non necessariamente esaltante ne sarebbe ampiamente grata.


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17 maggio 2006

Quando il papa non c'è

Pochi giorni fa la TVP, la televisione di stato polacca, ha annunciato che sospenderà la trasmissione di alcuni spot che che pubblicizzano birra e prodotti alcolici, prodotti di igiene intima, anticoncezionali e biancheria. Questo in segno di rispetto alla visita di S.S. (mai sigla fu più azzeccata) Benedetto XVI. In effetti tali prodotti, sono pericolosi, la loro esposizione mediatica potrebbe far scatenare alla gente i più bassi pruriti.
La gente potrebbe, per esempio, fare qualche cosa di molto poco cattolico, tipo andare a transessuali (maggiorenni, però) e, sgamato dalla polizia, scappare, tamponare tre macchine di poveracci che non c'entravano niente e menare i poliziotti. Chissà dov'era il gelido sguardo di JR (non quello di Dallas, quello della Baviera) quel giorno.
Insomma, a laicità dello stato c'è chi sta messo peggio di noi. E anche a faccia di tolla, per non dir di peggio.

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12 maggio 2006

Trovare lavoro? Un gioco da ragazzi

Studi, ti laurei, possibilmente in una università prestigiosa col massimo dei voti e in tre anni, fai un master, un posto lo trovi. A progetto, temporaneo, ma lo trovi. Scrivi un bel CV, evidenziando tutte le tue brave competenze, i lavoretti che hai fatto, gli stages, i work project e compagnia bella. Poi ti trovi al colloquio e al tuo compagno di scuola superiore che invece di andare a scuola andava sempre in sala giochi a fumare di nascosto (ai miei tempi si poteva) e a fare il record di Tetris (già, ai miei tempi a per giocare a Tetris si andava in sala giochi) siene assunto. Tu con la tua bella laurea in gestione amministrazione controllo risorse umane, disumane e animali, il master in business development self motivation proactivity and control of international marketing, vieni rispedito a casa. Come mai? Perché non basta il tuo bellissimo curriculum scritto dall’amico esperto che lavora per Manpower e impaginato dall’amica grafica che lavora nella gnùeconomi per far capire all’azienda se sei il candidato perfetto. Vogliono che tu abbia un blog (oddìo, leggessero questo non so lo stesso che chance avrei). Ti fanno un test. Stabiliscono degli assessment level. Fanno le selezioni tridimensionali! (Sarà doloroso?) Inventano videogiochi in cui simulano cose che non arrivo a comprendere pur di non dare un posto di lavoro normale a persone normali che cercano di fare una vita normale. Però sono proattivo (che è termine fra i più in voga fra i manager delle risorse umane: non sapete cosa vuol dire? siete ignoranti!) ci voglio provare: a quanti punti si vince un co.co.pro?


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